A Lanciano l'Arciconfraternita della Morte e Orazione, la cui funzione originaria ed istituzionale, in passato, era quella di provvedere alla sepoltura dei morti, specialmente in caso di epidemie e calamità, ha due appuntamenti da rispettare. La sera del giovedì santo, dà vita ad una processione notturna che percorre le strade del centro storico e sosta nelle chiese in cui sono stati allestiti i sepolcri eucaristici, secondo una diffusa tradizione cattolica. Il corteo è aperto dalle insegne della Confraternita e dalla pannarola, un enorme stendardo nero la cui alta cuspide spesso sfiora i balconi che segnano la notte con il fioco chiarore dei lumi. Seguono i confratelli che avanzano incappucciati e con il sacco nero della penitenza, sul quale risplendono i decori e il collare d'oro che completano l'abito di parata. Il passo lento del corteo è scandito dal suono lugubre e persistente della raganella, mentre, in lontananza, le note della banda riempie l'aria notturna di arie patetiche e solenni. Anche la processione del Venerdì santo è caratterizzata dal suono della banda che esegue marce e oratori composti, nei secoli scorsi, su commissione della Cappella dell'Arciconfraternita e che ribadiscono la profonda cultura musicale del centro frentano. Ma la figura più importante della commemorazione è il Cireneo. Per tradizione, un membro del sodalizio, la cui identità, celata dal nero cappuccio di ordinanza, è nota solo al priore, percorre le vie a piedi scalzi e sotto il peso di una grande croce di legno che trascina per tutta la durata del corteo.
M. C. Nicolai "Rivista D'Abruzzo"
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