Le Tavole di San Giuseppe
Tempo sacro per eccellenza, immediatamente successivo alle Temporae di digiuno e purificazione che introducevano il passaggio di stagione, la ricorrenza di San Giuseppe era l'occasione in cui il gruppo ridefiniva i rapporti tra le sue componenti sociali e il suo modo di porsi all'interno della struttura cosmica. Una pratica di ridefinizione erano i banchetti votivi, in cui il consumo collettivo del cibo, in onore di una divinità, assumeva un valore rituale. La sera del 18 marzo le famiglie che intendono assolvere un voto o esprimere una particolare devozione, allestiscono dentro casa un tavolo, solitamente addossato ad un muro, su cui troneggia una immagine di San Giuseppe. Il tavolo è ricolmo di paste, verdure, pesci freschi e conservati, uova, dolci, frutta di stagione, bevande di vario tipo, tra cui spiccano le portate specifiche della festa, come le zeppole e gli spaghetti aglio e olio con la mollica di pane. Il cibo è messo a disposizione dei parenti e degli ospiti che in quel giorno visitano la casa. Ognuno accetta qualche alimento che consuma in piedi e con atteggiamento devoto, spesso recitando preghiere e formule di ringraziamento e quindi lascia una offerta in denaro che serve a contribuire alle spese o ad acquistare generi di necessità per la chiesa e per i poveri. In alcuni casi alle Tavole si invitano tre bambini che hanno il posto d'onore e rappresentano la Sacra famiglia.
M. C. Nicolai "Rivista D'Abruzzo"
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