Ha sede nel Convento dei Minori Osservanti la cui fondazione si fa risalire al particolare momento di “rinascita francescana” che fece seguito, nel 1653, alla Bolla di Innocenzo X sulla soppressione di conventi e monasteri decaduti o spopolati. Nel 1866 subì la soppressione del governo piemontese divenendo proprietà del Comune di Castelli che negli anni ’20 ne fece sede della Scuola d’Arte fino al 1975. Trasferitasi la Scuola, l’edificio venne restaurato e dal 1984 adibito a Museo delle ceramiche. Il Museo è articolato in sezioni cronologiche: i resti dell’abazia di S. Salvatore: colonne e capitelli provenienti dagli ultimi scavi presso il pianoro di S. Salvatore. Il Cinquecento: primo soffitto di S. Donato; Madonna di Orazio Pompei; il corredo Orsini-Colonna; reperti a “ingobbio”. Il Seicento: i “bianchi”; lo stile “compendiario”. Il Settecento: l’”istoriato”; i Grue Francesco Saverio; Carlo Antonio; il “paesaggio”; Liborio; Anastasio; Aurelio; Francesco Antonio Saverio. Le famiglie dei Gentile; dei Cappelletti. Gli “spolveri”. L’Ottocento: Gesualdo Fuina; il sesto colore “il rosso Fuina”; il “fioraccio”. Il Novecento: Saul Michele Rosa, Rinaldi Pardi. Gino Marotta; Il “Gran fuoco di Aligi Sassu”; Giorgio Saturni. (Il museo, a causa del sisma del 2009, è temporaneamente ospitato nella sede del Palazzo Municipale dell’Artigianato, nel centro storico).
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