Da quasi mille anni, la gente della Valle del Mavone, in occasione del 15 agosto, rinnova la tradizionale visita a Santa Maria di Ronzano, dando vita ad una fiera agricola e ad una festa campestre di ringraziamento per il raccolto cereale appena concluso che ripete, anche nella gestualità odierna, l'antico omaggio feudale ai monaci dell'Abbazia, che in quel giorno concedevano il commercio dei beni ammassati con la riscossione delle decime e dei canoni, rinnovavano i contratti e stabilivano giuridicamente i rapporti con le famiglie a loro sottoposte. In questa dimensione si inquadra anche l'usanza di recare i bambini nati tra il settembre dell'anno precedente e l'agosto di quello corrente, a benedire, come fossero anch'essi il frutto di una terra generosa. La fiera dell'Assunta era anche l'occasione per acquisire indulgenze e perdoni, in una condizione di profondo terrore del castigo, amplificato dalle grandi scene dipinte nel catino dell'abside. E dopo aver raggiunto la salvezza dell'anima, giungeva il tempo della festa in cui il cibo era l'elemento principale, cosicché all'inizio del millennio come oggi, la fiera di Ronzano è il trionfo delle porchette, del prosciutto e del vino, consumati allegramente in onore della vita sempre nuova e sempre uguale.
M. C. Nicolai "Rivista D'Abruzzo"
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