Dell'interno a tre navate colpisce innanzi tutto la ricchezza del soffitto dorato, opera di Ferdinando Mosca da Pescocostanzo, a cui si attribuisce anche il monumentale organo con cantoria, posto sulla parete di ingresso. In mezzo alla decorazione delle incorniciature spiccano le tre tele di Girolamo Cenatempo (1720), e soprattutto il Trigramma. Le cappelle che si aprono lungo le navate racchiudono veri e propri tesori. A cominciare da destra, tenendo l'ingresso, Simboli della Passione realizzati nel 1950 su disegno di Remo Brindisi, pala in terracotta smaltata di Luca della Robbia, Madonna con il Figlio in grembo, terracotta policroma attribuita a Silvestro dell'Aquila (fine 400), Natività e Conversione di San Paolo di Pompeo Cesura. La cappella gotica è quanto resta della costruzione antica. Sulle pareti affreschi di Paolo e Francesco da Montereale. La visita prosegue nella Sagrestia con volta affrescata nel 1738 da Donato Teodoro, la cappella Maggiore con altare in marmo e pietre, opera settecentesca, ai cui lati si innalzano due statue policrome raffiguranti San Bernardino e San Francesco (sec. XVI). Dietro il presbiterio: coro in noce (sec. XVII), in mezzo al quale spiccano un pregevole leggio e candelabro. Sulla parete destra Crocifissione attribuita a Rinaldo Fiammingo (sec. XVII). A sinistra il sepolcro di Maria Pereyra Camponeschi. La contessa che aveva perduto da poco la figlia Beatrice, lo commise nel 1489 a Silvestro dell'Aquila che eseguì il monumento in eleganti forme rinascimentali. Continuando verso la porta, lungo la navata sinistra: Cappella di San Giacomo della Marca, grande tela di Girolamo Cenatempo; Pala d'altare di Pompeo Cesura raffigurante il miracolo di Sant'Antonio (sec. XVI); Ecce Homo, pala d'altare di Cesare Bedeschini (sec. XVII); statua lignea di San Giovanni Battista (600) ed artistica cancellata in ferro battuto (sec. XIX ). Sul pavimento ai lati dell'ingresso principale due pietre tombali tra cui quella di Francesco da Lucoli, opera di Giovanni da Milano (sec. XIV).
M. C. Nicolai "Rivista D'Abruzzo"
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