La chiesa, armoniosamente inserita nell'ambiente naturale circostante, mostra al visitatore il solenne prospetto del portico su cui si aprono tre archi di gusto borgognone. Ma dove la grande arte della decorazione benedettina esprime appieno i suoi caratteri è nella sequenza di ornamenti e figure che coprono gli archi e gli ingressi e che celebrano la potenza dell'abbazia. Prima di entrare nella grande sala è il caso di soffermarsi sulla antica porta di bronzo dorato che chiude l'entrata centrale. L'interno basilicale è a 3 navate, con pianta a croce latina. Il transetto, raccordato all'aula da alcuni gradoni, si conclude con una sola abside centrale. Lo spazio è scandito da una serie di pilastri e semicolonne che sorreggono le arcate. La poderosa contrapposizione dei volumi è alleggerita dal loggiato ogivale di un oratorio in controfacciata e dalle doppie arcate a sesto acuto che ricadono su 8 pilastri di varia sezione. La luce piove dalle alte monofore a strombatura interna, aperte nella parte anteriore della nave centrale, il cui spazio è bipartito da una elegante cornice in pietra di gusto borgognone, poggiante su mensole a quarto di cerchio. L'arredo è costituito dal ciborio, dall'altare, dal cero pasquale e dall'ambone. Questi ultimi due sono di grande interesse artistico. Posti uno di fronte all'altro, a metà della navata centrale, i due elementi sono diversi per il materiale usato, per la decorazione, per lo stile, tanto che risalgono il primo agli inizi del 200, e il secondo al 1176 - 1182. Alla cripta, fortemente abbassata, si accede mediante due scale poste ai lati del presbiterio. Si articola in 18 campate a cui è stato aggiunto il vano absidale. Le massicce volte a crociera sono sostenute da rocchi di colonne che, come le basi e i capitelli, casualmente assemblati, provengono da materiale romano di spoglio. L'ambiente è, in ogni caso, il più antico del complesso ed, insieme al lapidario, conservato in un piccolo museo ricavato dai locali restanti del corpo abbaziale, documenta il contesto culturale da cui prese origine San Clemente.
M. C. Nicolai "Rivista D'Abruzzo"
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