Area Faunistica del Camoscio
L'area faunistica di Farindola è stata inaugurata il 29 luglio 1992 a 100 anni dalla scomparsa dell'ultimo camoscio del Gran Sasso d'Italia, ucciso sul monte San Vito in territorio farindolese. L'operazione "Ritorno del camoscio" è un programma delineato nel 1978 dalla direzione del Parco Nazionale d'Abruzzo che ha come obiettivo quello di riportare questo prezioso animale sulle montagne dell'Appennino centrale, dove viveva nei secoli scorsi. L'operazione si può ritenere perfettamente riuscita, gli animali si sono integrati nel territorio tanto che in poco tempo si sono riprodotti. I camosci sono visibili da una distanza ravvicinata grazie alla particolare comodità del tratto stradale antistante ed al sentiero che percorre esternamente tutto il perimetro del recinto. Le aree faunistiche non hanno solo una funzione di riproduzione e di ricerca, ma anche quella di educazione e sensibilizzazione dei visitatori delle aree protette. L'area faunistica di Farindola è situata nella suggestiva sottocresta Nord-Est del bastione calcareo de La Rocchetta, confina con la pineta di Pietralunga, e con le acque del fiume Tavo e della vicina cascata del Vitello d'Oro. L'area faunistica ha una estensione di 4 ettari circa e uno sviluppo perimetrale di 1.100 metri.
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